Studio che, di recente, sarebbe stato smentito da alcuni scienziati dell’Istituto di Cristallografia del Consiglio Nazionale delle Ricerche attraverso la diffusione di raggi X ad ampio angolo (WAXS). La tecnica misura l’invecchiamento naturale della cellulosa di lino, convertendolo in tempo trascorso dalla produzione. Per datare la Sindone, il team avrebbe utilizzato parametri di invecchiamento specifici, tra cui temperatura e umidità, che causano una degradazione significativa della cellulosa.
Sulla base dei risultati ottenuti, i ricercatori hanno stabilito che la Sindone sarebbe stata conservata a circa 23 gradi e con un’umidità relativa del 55% per 13 secoli prima di giungere in Europa. Inoltre, hanno confrontato la scomposizione della cellulosa presente nel sudario con quella di altri tessuti di lino rinvenuti in Israele intorno al primo secolo. “I profili dei dati erano pienamente compatibili con misurazioni analoghe ottenute su un campione di lino la cui datazione, secondo i documenti storici, è 55-74 d.C., rinvenuto a Masada, in Israele (la fortezza di Erode costruita su uno strato di roccia calcarea che si affaccia sul Mar Morto)”, si legge nello studio pubblicato su Heritage, come riporta il Daily Mail.
Con i campioni di lino rinvenuti tra il 1260 e il 1390 d.C., invece, nessuna corrispondenza. Il test del 1988, dunque, dovrebbe essere considerato errato perché “i campioni di tessuto sono solitamente soggetti a tutti i tipi di contaminazione, che non possono essere completamente rimossi dal campione datato. Se la procedura di pulizia del campione non viene eseguita accuratamente, la datazione al carbonio-14 non è affidabile – le parole del leader della ricerca, il dott. Liberato De Caro –. Questo potrebbe essere stato il caso nel 1988, come confermato da prove sperimentali che mostrano che quando ci si sposta dalla periferia verso il centro del foglio, lungo il lato più lungo, si verifica un aumento significativo del carbonio-14”. In breve, se fosse stata di epoca medievale, la Sindone avrebbe dovuto essere conservata per sette secoli a “una temperatura ambiente molto vicina ai valori massimi registrati sulla Terra”.
Un mistero irrisolto
Da secoli, gli scienziati continuano a studiare il sudario, tentando di risolvere il suo mistero e, a partire dagli anni ’80 sono stati pubblicati più di 170 articoli accademici a riguardo. La soluzione più comune? L’autenticità del reperto, dei segni della corona di spine sulla testa, delle lacerazioni e dei lividi sulla schiena e sulle spalle che sarebbero state provocate anche dalla croce portata addosso da Gesù fino al Golgota, collina fuori da Gerusalemme e luogo della sua crocifissione. Un altro gruppo di ricercatori, nel 2017, avrebbe trovato sul telo le prove di tracce di sangue di una vittima di tortura, identificando sostanze come creatinina e ferritina (presenti di solito nei pazienti con traumi violenti).
Convinzione o perplessità, verità o falsità, credenti o meno, quello della Sindone resta un affascinante mistero a cui si cercherà sempre una soluzione. Un enigma che abbraccia la storia. E che probabilmente, per molto tempo, farà ancora la storia.
Gabriele Scorsonelli
© www.ilfattoquotidiano.it, mercoledì 21 agosto 2024





