Omelia nella Messa di ringraziamento per la dichiarazione di venerabilità del
Servo di Dio Salvo D’Acquisto
Chiesa Cattedrale, Ugento 30 maggio 2025
Illustrissime Autorità civili e militari,
cari fratelli e sorelle,
è una gioia per tutti noi celebrare questa liturgia eucaristica come segno di rendimento di grazie al Signore per la vita esemplare del venerabile Salvo D’Acquisto. Il 24 febbraio 2025, infatti, papa Francesco ha autorizzato la promulgazione del decreto con cui ha riconosciuto che Salvo ha compiuto un eroico gesto di carità offrendo la sua vita per la salvezza di ventidue persone condannate ingiustamente alla morte. La nostra gioia si fa ancora più intesa per la presenza e la partecipazione al sacro rito anche della nipote, Valentina D’Acquisto.
Il segreto della santità di vita del venerabile Salvo D’acquisto va cercata in due direttrici: la fiducia incondizionata in Dio e il legame familiare che lo ha unito ai suoi genitori e parenti, alla comunità ecclesiale e all’Arma dei carabinieri.
La serena fiducia in Dio
Innanzitutto a fiducia in Dio. Il brano degli Atti degli Apostoli ci ha presentato un momento significativo della missione dell’apostolo Paolo. Mentre era a Corinto, dopo la fallimentare esperienza vissuta ad Atene, una notte, in visione, il Signore gli appare e lo conforta con queste parole: «Non aver paura; continua a parlare e non tacere, perché io sono con te e nessuno cercherà di farti del male: in questa città io ho un popolo numeroso» (At 18, 9-10).
L’invito di Gesù ad avere fiducia e coraggio è accompagnato dalla promessa della sua presenza. Gesù, infatti, gli assicura: «Io sono con te». L’espressione ricorre molte volte nella Sacra Scrittura (cfr. Is 41, 10-13) ed esprime non solo l’agire, ma la stessa natura di Dio. Egli non abbandona mai i suoi figli e sempre fa sentire la sua vicinanza e il suo paterno amore. Questa certezza dona pace e gioia al credente. Gli infonde stabilità e sicurezza e gli consente di vivere, anche le esperienze più difficili, con la serena fiducia che non gli potrà accadere nulla di male. «Dio – scriveva sant’Isacco di Ninive, teologo nel VII secolo, – può solo dare il suo amore».
Questa convinzione di fede porta il credente ad abbandonarsi con confidenza e senza timore nelle braccia paterne di Dio. Secondo santa Teresa di Lisieux, scrive Papa Francesco, la fiducia ha un “senso integrale” «abbraccia l’insieme dell’esistenza concreta e si applica a tutta la nostra vita, dove molte volte ci sopraffanno le paure, il desiderio di sicurezze umane, il bisogno di avere tutto sotto controllo. È qui che compare l’invito al santo “abbandono”. La fiducia piena, che diventa abbandono all’Amore, ci libera dai calcoli ossessivi, dalla costante preoccupazione per il futuro, dai timori che tolgono la pace. […] Se siamo nelle mani di un Padre che ci ama senza limiti, questo sarà vero qualunque circostanza accada, potremo andare avanti qualsiasi cosa succeda e, in un modo o nell’altro, si compirà nella nostra vita il suo progetto di amore e di pienezza»[1].
Questo è il segreto dei santi. Questa è stata anche la certezza più intima e profonda del venerabile Salvo D’Acquisto. A lui si potrebbero riferire le parole di una bellissima poesia di santa Teresa D’Avila: «Libero e lieto è il cuore innamorato / che tutto e solo si concentra in Dio. / Per lui rinuncia ad ogni ben creato, / per lui si lascia in disdegnoso oblio. Il suo pensiero è tutto in lui sacrato, / ed Ei l’appaga in ogni suo desio. / Così, fra mezzo a questo mar sconvolto, / passa sereno nella pace avvolto».
Il profondo legame con le tre “famiglie”
La vicenda umana e cristiana di Salvo D’Acquisto trova un’altra dimensione esemplare nel richiamo al valore della famiglia. Una testimonianza, presente negli Atti per il processo nella causa di beatificazione e canonizzazione, sottolinea questo aspetto della sua vita: «Ha amato la sua famiglia, quella in cui è nato, ha amato la famiglia che gli davano le amicizie giovanili, ha amato la famiglia dell’Arma, ha amato e servito la famiglia che gli era stata consegnata come responsabile dell’ordine pubblico a Torrimpietra. Sempre in ogni ambito e occasione l’ha amata e l’ha servita».
Ha amato innanzitutto la famiglia naturale. Nella famiglia cristiana nella quale è nato e ha trascorso i suoi primi diciotto anni ha imparato i veri valori della vita. Dal papà apprese l’onestà e la dedizione al lavoro; dalla mamma l’amore per il prossimo; da entrambi la fiducia nella divina Provvidenza. Accanto ai genitori anche la nonna materna ebbe un ruolo importante. La domenica partecipavano tutti alla Messa e ogni sera recitavano insieme il rosario. Da suoi familiari apprese la gioia di vivere la carità. Un testimone, che viveva nello stesso nucleo abitativo, ha narrato che un giorno, tornando da scuola vide un ragazzino scalzo e infreddolito che domandava l’elemosina. Preso da compassione, Salvo si tolse le scarpe e gliele donò. È un segno che anticipava il dono più grande: offrire la sua a vita per la salvezza degli altri.
Ha amato la famiglia ecclesiale. Frequentò le prime tre classi delle elementari presso l’Istituto Statale Luigi Vanvitelli. Nel frattempo, si recava spesso nella chiesa dei Gesuiti, dove prendeva lezioni di catechismo e serviva Messa. Si scrisse anche all’Apostolato della Preghiera. Ricevette la prima Comunione il 5 giugno 1927. Fu allievo dell’istituto “Sacro Cuore” dei Salesiani. Verosimilmente fu lì che apprese ad amare il lavoro, la preghiera e il dominio di sé, maturando un carattere riservato e mite. La sua fu una giovinezza carica di ideali, attenta ai valori della vita, vissuta nell’amicizia con i suoi coetanei.
Ha amato la famiglia dell’Arma dei Carabinieri. Da diciannove anni fino al termine della sua breve esistenza fu accolto in questa famiglia e imparò a vivere nel servizio alla Patria e alla comunità umana. La sua dedizione civica al servizio è attestata da tanti episodi. Un amico che lo conosceva dall’infanzia, incontrandolo al rientro dall’Africa, ha detto: «La vita militare e la guerra non lo avevano cambiato, anzi era maturato in serietà e dignità». I suoi compagni nell’Arma testimoniano: «Svolgeva le sue mansioni con intelligenza, tatto, prudenza e con molta umanità. Dimostrava di avere più anni di quanti non ne avesse in realtà». Un commilitone aggiunge: «Più che con le parole, che non risparmiava quando poteva, era a noi di esempio per la sua vita di fede e la sua frequenza alle pratiche di pietà».
Il venerabile Salvo D’Acquisto si aggiunge alla schiera di quei giovani che Papa Leone XIV si accinge a canonizzare. Mi riferisco a Carlo Acutis e a Piergiorgio Frassati. Ognuno di loro ha lasciato una traccia indelebile per le nuove generazioni. Ad una gioventù smarrita e in cerca di figure esemplari, Salvo D’Acquisto propone il suo particolare messaggio: l’oblatio vitae propter caritatem, offrire liberamente e volontariamente la vita per amore verso gli altri. È la regola somma del Vangelo. Gesù infatti afferma: «Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la vita per i propri amici» (Gv 15, 13). Salvo D’Acquisto non solo si è ispirato e ha messo in pratica questo comandamento, ma è andato anche oltre, con una dedizione d’amore senza confini, senza cercare medaglie o riconoscimenti. L’amore basta all’amore. Non cerca nulla, vuole solo amare.
[1] Francesco, C’est la confiance, 23-24.
clic qui per l’articolo sul sito della Diocesi di Ugento – S. Maria di Leuca
