Articolo in “Nuovo Quotidiano di Puglia-Lecce”
mercoledì, 6 agosto, 2025, pp. 1 e 27. 

Tra le molteplici ferite che stanno deturpando il volto della città di Gaza e dell’intero territorio che va sotto il nome di “Striscia di Gaza”, terra al confine tra Israele ed Egitto, c’è anche quella di essere trasformata ingiustamente in una città senza storia. Le immagini che ci giungono fanno apparire quella terra un immenso campo profughi dove, fin dal 1948, sono fuggiti decine di migliaia di arabi che abitavano a Jaffa e nel Sud di quello che stava diventando lo Stato di Israele. 

Ma è stato sempre così? E soprattutto: a chi appartiene la Striscia di Gaza? La risposta è drammaticamente difficile. La sua storia, però, getta un po’ di luce e offre qualche criterio per orientarsi a risolvere un problema complesso, se non di difficile soluzione. La regione, infatti, ha una storia antica e ha ospitato insediamenti umani per migliaia di anni. È stata governata da vari imperi, compresi gli antichi egizi e gli ottomani. 

La città di Gaza, situata nella regione costiera della Striscia di Gaza, è una delle città più antiche del Vicino Oriente, con tracce di insediamenti risalenti al III millennio a.C. Nella Bibbia, Gaza è menzionata frequentemente, soprattutto nell’Antico Testamento, in quanto città filistea e territorio al confine con Israele. Èuna città antichissima, snodo cruciale sulla Via Maris, l’antica via che congiungeva l’Egitto alla Siria. Non a caso da qui sono passati personaggi del calibro di Alessandro Magno e Napoleone. Era una delle cinque città principali della Pentapoli filistea (insieme a Asdod, Ascalona, Ekron e Gath). I filistei erano nemici storici degli israeliani durante il periodo dei giudici e della monarchia unita (XI-X secolo a.C.). Il giudice Sansone fu condotto prigioniero a Gaza dopo essere stato catturato dai filistei. E proprio a Gaza compì il suo eroico gesto finale: abbattere il tempio dei filistei sacrificando sé stesso (cfr. Gdc 16,21-30).

La città di Gaza non fu parte stabile del regno di Giuda, ma venne occasionalmente attaccata e conquistata. Durante il periodo romano e bizantino (dal I al VII secolo d.C.), divenne un importante centro urbano nella provincia di Palestina. In epoca cristiana, la città ospitò vivaci comunità monastiche, soprattutto dopo il IV secolo, quando il cristianesimo divenne religione tollerata e poi ufficiale dell’impero romano. Gaza fu anche sede episcopale (aveva un vescovo), e vi furono diversi martiri cristiani nei primi secoli (prima di Costantino), come san Porfirio di Gaza, vescovo alla fine del IV secolo che si era impegnato nella distruzione dei templi pagani e nella cristianizzazione della città.

La conquista islamica della regione avvenne nel VII secolo (circa 637 d.C.), sotto il califfato dei Rashidun, poco dopo la morte di Maometto. Gaza fu conquistata da parte dell’esercito musulmano guidato da Amr ibn al-As, nell’ambito della campagna per la conquista della Palestina. Dopo una breve resistenza, la città fu integrata nei territori islamici. Da quel momento, iniziò la graduale islamizzazione della città e della regione: le chiese esistenti furono progressivamente convertite in moschee; le autorità musulmane garantirono una certa libertà religiosa ai cristiani (secondo lo statuto della dhimma), ma nel lungo periodo, conversioni spontanee o per convenienza contribuirono al declino della presenza cristiana. Le comunità ebraiche, già marginali in città, persero ogni rilievo. Sotto gli Omayyadi (661-750) e poi gli Abbasidi (750-1258), Gaza rimase una città islamica secondaria, ma attiva nei commerci. Vi fu la costruzione della grande Moschea di Gaza, in parte costruita sui resti di una chiesa cristiana.

Venendo ai nostri giorni, occorre ricordare che, dopo la “guerra dei sei giorni” (1967), la Striscia di Gaza fu stata occupata da Israele insieme alla Cisgiordania e Gerusalemme Est, generando tensioni e conflitti prolungati. Nel 2005, Israele intraprese un disimpegno unilaterale dalla Striscia, evacuando i coloni israeliani e ritirando le forze di sicurezza. Questo portò a una certa autonomia di Gaza sotto il controllo palestinese.

Così, dal 2007, la Striscia di Gaza è governata dall’organizzazione palestinese Hamas, dopo che il gruppo prese il controllo del territorio in seguito a scontri interni tra Hamas e Fatah, l’altra fazione palestinese. La Cisgiordania, invece, è controllata dall’Autorità Palestinese guidata da Fatah. Nello stesso anno, Israele impose un blocco terrestre, marittimo e aereo sulla Striscia di Gaza, limitando notevolmente l’accesso a beni e persone. L’attuale tragedia, che si consuma a Gaza, è l’ultimo atto di questo conflitto israelo-palestinese. 

Questa sintetica ricostruzione storica svela la causa fondamentale della guerra in atto e cioè la rivendicazione e l’occupazione di territori di cui ebrei e musulmani ritengono di essere i legittimi proprietari. Per entrambi, lo slogan è “dal fiume (Giordano) al mare (Mediterraneo)”. Questa convinzione poggia su motivi storici ed anche sulla base di visioni religiose. Non stupisce, infatti, che le tensioni tendano ad esacerbarsi in occasione delle feste religiose, sia ebraiche che musulmane. Le domande conclusive sono le seguenti: se in passato si sono avvicendate in questo territorio e, in qualche periodo, sono convissute etnie differenti cosa impedisce che questo possa accadere anche in avvenire? Se ebraismo e islamismo, che in questo territorio hanno trovato la loro culla e, in alcune fasi della loro presenza, hanno prodotto esempi luminosi di civiltà, non dovrebbero essere anche oggi fari di luce e di convivialità? Perché religioni, che venerano il Dio della pace, non riescono a soppiantare tutti i rigurgiti di odio? Perché gli opposti fondamentalismi prendono il sopravvento e sembrano occultare una visione più razionale e più conforme ai testi sacri di entrambe le tradizioni religiose? E allora che senso ha la decisione del governo israeliano di occupare Gaza? Non è una pura follia?

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