Con lo stile di Gesù andiamo insieme incontro al mondo
“Partirono senza indugio e fecero ritorno
a Gerusalemme” (Lc 24, 33)
Alla Chiesa di Nardò-Gallipoli
Carissimi, nel nome della Santissima Trinità, proseguiamo nel nostro cammino col sincero desiderio di “Rimettere al centro Gesù e, a partire dalla cura della relazione con Lui, vivere l’appartenenza ecclesiale e la presenza nel territorio nel segno della corresponsabilità e della sinodalità”.
Dal 2022 abbiamo scelto come icona evangelica di riferimento quella dei discepoli di Emmaus, camminando nell’ottica della conversione pastorale e missionaria, ascoltando e approfondendo nei vari contesti l’Esortazione Apostolica di Papa Francesco Evangelii Gaudium, focalizzando l’attenzione sull’annuncio/ascolto della Parola viva di Dio e la necessità di un autentico discernimento della sua volontà (2022-2023), e sulla centralità dell’Eucaristia nel Giorno del Signore (2023-2024). Ora vogliamo camminare insieme dedicandoci con rinnovato entusiasmo alla missione e al servizio della comunione ecclesiale, che si esprime attraverso la valorizzazione dei ministeri e dei carismi che il Signore dispone per la sua Chiesa, vivendo con grande responsabilità la vocazione e la missione profetica, sacerdotale e regale, col desiderio di promuovere comunità parrocchiali più accoglienti e fraterne, capaci di ascoltare e testimoniare all’uomo di oggi il messaggio di salvezza e di misericordia incarnato dal Signore Gesù.
Volendo individuare le scelte possibili, riflettendo non su cosa il mondo deve cambiare per avvicinarsi alla Chiesa, ma su che cosa la nostra Chiesa deve cambiare per favorire l’incontro del Vangelo con il mondo, il Consiglio Pastorale Diocesano ha proposto di vivere il nuovo anno pastorale, avendo come filo conduttore la corresponsabilità nella missione: ripensare il nostro modo di essere presenti come cristiani e come comunità nel territorio, trasmettere la ricchezza inesauribile e coinvolgente del Vangelo, convertirci per essere più sinodali, per camminare insieme col Signore e coi fratelli, appassionati all’amore reciproco e alla testimonianza.
Il Signore ci concede un tempo ricco di grazia: anzitutto la grazia del Giubileo della Speranza, voluto da Papa Francesco per rianimare la speranza in un mondo gravato da ombre oscure. Scrive il Santo Padre: «Tutti sperano. Nel cuore di ogni persona è racchiusa la speranza come desiderio e attesa del bene, pur non sapendo che cosa il domani porterà con sé. L’imprevedibilità del futuro, tuttavia, fa sorgere sentimenti a volte contrapposti: dalla fiducia al timore, dalla serenità allo sconforto, dalla certezza al dubbio. Incontriamo spesso persone sfiduciate, che guardano all’avvenire con scetticismo e pessimismo, come se nulla potesse offrire loro felicità. Possa il Giubileo essere per tutti occasione di rianimare la speranza.» (Francesco, Spes non confundit, 1)
Il Papa ci invita a scegliere Gesù, il Divino Missionario della speranza, come modello supremo: Egli, infatti, ha portato avanti la missione ricevuta dal Padre anche nelle prove più estreme, chinandosi con amore su ogni persona povera, afflitta, disperata e oppressa dal male.
Davanti all’urgenza della missione per l’annuncio che motiva e sostiene la speranza, noi cristiani siamo chiamati anzitutto a formarci, per diventare artigiani di speranza e restauratori di un’umanità distratta e infelice.
Stiamo vivendo i primi tempi sotto la guida di Papa Leone XIV che, fin dall’inizio del suo ministero, ci ha incoraggiato a essere discepoli-missionari di Cristo, a far risplendere la speranza in ogni angolo della terra e a proseguire con impegno il cammino sinodale della Chiesa. Siamo inoltre in cammino con la Chiesa Italiana che, raccolta in Sinodo, ci ha visto negli anni scorsi impegnati nell’ascolto reciproco, nel discernimento delle realtà emerse nelle consultazioni e ora nella elaborazione delle scelte che guideranno il futuro. Esse ci indicheranno la via per rilanciare la missione nello stile della prossimità, per formare alla vita e alla fede, per crescere nella corresponsabilità, nella partecipazione e nella gestione delle strutture.
Gioia e corresponsabilità saranno le esperienze che ci sosterranno in questa nuova tappa, mentre proseguiamo il cammino intrapreso e costruiamo una Chiesa sempre più vicina alle persone: una Chiesa non ripiegata su se stessa, ma seme vivo del Regno di Dio. Ringrazio di cuore quanti portano avanti con responsabilità questo progetto della nostra Chiesa: sacerdoti, diaconi, religiosi, associazioni e movimenti, e i tanti operatori pastorali, uomini e donne che ogni giorno vivono con amore il Vangelo e si fanno prossimi ai fratelli, testimoniando con il loro servizio generoso la gioia e la speranza.
A tutti va la mia gratitudine per la generosità nel sostegno, la preghiera e la partecipazione alla vita della nostra Chiesa diocesana.

1. Il ritorno nella comunità per una ripartenza missionaria
Vi esorto a continuare la meditazione del racconto dei due discepoli di Emmaus (Lc 24). Dopo aver incontrato il Risorto, essi sentono l’urgenza di testimoniarlo: l’ardore del cuore suscitato dall’ascolto del Viandante e il Pane condiviso li rimettono in cammino, spingendoli a ripercorrere in senso contrario l’itinerario precedente.
Ritornano così nella comunità a Gerusalemme: luogo in cui si compie la missione terrena di Gesù e da cui prende avvio la missione storica della Chiesa. Corrono per condividere con i fratelli l’esperienza vissuta con il Risorto; non sono più discepoli disillusi e stanchi, ma gioiosi missionari e apostoli.
Nella casa-locanda hanno fatto esperienza dell’ascolto della Parola e della frazione del Pane; ma questa esperienza non li ha rinchiusi nell’intimità, bensì li ha rimessi in cammino, certi che Gesù è vivo ed è presente sulle strade del mondo e nella vita quotidiana. Anche noi, quando partecipiamo all’Eucaristia, siamo chiamati a lasciarci colmare dalla gioia della sua presenza e a impegnarci, con stupore, a condividerla con i fratelli.
Il Signore guida la sua Chiesa e ci dà appuntamento nei crocevia della storia. Facciamoci trovare lì! Con umiltà e passione per la causa del Regno, ripensiamo il nostro modo di essere presenti come cittadini e come cristiani, in dialogo con la cultura e offrendo il nostro contributo alla costruzione della civiltà dell’amore.
L’attuale processo di scristianizzazione delle coscienze, pur essendo una sfida, diventa anche un’occasione favorevole per la nuova evangelizzazione. I vasti campi della missione diventano terreni fertili quando sono coltivati nello stile della prossimità.
È questa la via indicata da Papa Francesco, quando invoca «un dialogo sincero con le istituzioni sociali e civili, con i centri universitari e di ricerca, con i leader religiosi e con tutte le donne e gli uomini di buona volontà, per la costruzione nella pace di una società inclusiva e fraterna e anche per la custodia del creato» (Francesco, Fratelli tutti, 211).

2. Camminare insieme
Questo “cambiamento d’epoca” si rivela un tempo di grazia: con l’aiuto dello Spirito, anche le fatiche e le difficoltà possono trasformarsi in opportunità di crescita (cfr. Francesco, Discorso ai rappresentanti del V Convegno Nazionale della Chiesa italiana, 10 novembre 2015).
Per questo è urgente una conversione pastorale e una nuova mentalità evangelizzatrice: abbiamo bisogno di entusiasmo rinnovato, di strumenti, linguaggi ed esperienze nuove da individuare e realizzare insieme.
Può accadere di sentirci inadeguati, ma nell’incertezza non dobbiamo rifugiarci nella nostalgia del passato. Piuttosto, sotto la guida dello Spirito, mettiamoci insieme e offriamo il nostro contributo — piccolo ma originale — alla vita e alla missione della Chiesa, valorizzando i carismi personali e riconoscendoci “soggetti attivi” dotati del sensus fidei.
Scrive Papa Francesco: «Pastori e fedeli laici sono chiamati a camminare insieme. È la strada che Dio sta indicando alla Chiesa: vivere più intensamente e più concretamente la comunione e il camminare insieme. Ci invita a superare i modi di agire in autonomia o i binari paralleli che non si incontrano mai: il clero separato dai laici, i consacrati separati dal clero e dai fedeli, la fede intellettuale di alcune élites separata dalla fede popolare, la Curia romana separata dalle Chiese particolari, i vescovi separati dai sacerdoti, i giovani separati dagli anziani, i coniugi e le famiglie poco coinvolti nella vita delle comunità, i movimenti carismatici separati dalle parrocchie, e così via. Questa è la tentazione più grave in questo momento» (Francesco, Udienza ai partecipanti al Convegno promosso dal Dicastero per i Laici, la Famiglia e la Vita, 18 febbraio 2023).
Non dimentichiamo mai che siamo un Popolo unito nella missione, una Chiesa sinodale e missionaria. Papa Francesco ricorda ancora: «La sinodalità trova la sua sorgente e il suo scopo ultimo nella missione: nasce dalla missione ed è orientata alla missione. Pensiamo ai primordi, quando Gesù invia gli Apostoli ed essi ritornano pieni di gioia, in quanto i demoni fuggivano da loro: era stata la missione a portare quel senso di ecclesialità. Condividere la missione, infatti, avvicina pastori e laici, crea comunione di intenti, manifesta la complementarietà dei diversi carismi e suscita in tutti il desiderio di camminare insieme» (ibid.).
Nessuno di noi, presbiteri o laici, deve sentirsi o vivere da “ospite” nella Chiesa: tutti siamo di casa e siamo chiamati a prenderci cura gli uni degli altri, condividendo la responsabilità per la missione e la crescita del Popolo che Cristo ci ha affidato.
Superiamo la logica della delega o della sostituzione: i laici non sono semplici “delegati” dei pastori per qualche servizio occasionale, né “sostituti” dei chierici in alcune funzioni. Piuttosto, insieme ai presbiteri, essi servono a pieno titolo la comunità, ciascuno secondo la propria vocazione e carisma, senza atteggiamenti di superiorità, unendo le energie e condividendo l’annuncio del Vangelo.

3. Corresponsabili nella missione
Nella comunità ecclesiale, in virtù del Battesimo, siamo tutti corresponsabili. Dio ci ha resi suoi figli in Cristo, incorporandoci alla Chiesa e rendendoci fratelli tra di noi; e, in quanto fratelli, siamo chiamati a prenderci cura gli uni degli altri. Questo dono vivo della filiazione divina plasma la nostra identità: il Battesimo ci configura a Cristo, ci rende partecipi della sua missione sacerdotale, profetica e regale, e ci fa avvertire la responsabilità di servire la Chiesa di cui facciamo parte.
Ciascuno contribuisce all’edificazione del Corpo di Cristo con i propri doni, partecipa al sacerdozio di Cristo offrendo la propria vita come sacrificio spirituale gradito a Dio (cf. 1 Pt 2,5), trasforma le attività quotidiane in occasione di amore e servizio, scopre la presenza del Signore nella vita ordinaria: sul posto di lavoro, in famiglia, nelle amicizie, negli impegni civili.
Essere corresponsabili significa sentirsi parte attiva della missione evangelizzatrice: pregare, testimoniare, servire, annunciare Cristo con la vita e con la parola, ogni giorno, ovunque. La missione non è un’attività in più, ma la naturale espressione di una vita unita a Cristo.
Non dimentichiamoci che l’evangelizzazione è la forma più alta di carità verso il prossimo, mentre la coerenza tra fede e vita è la prima forma di corresponsabilità.
Come il lievito nella massa (cf. Mt 13,33), la nostra missione consiste nel trasformare dall’interno la società con una presenza spesso nascosta ma incisiva. San Paolo ci ricorda che, nella Chiesa, «ciascuno per la sua parte coopera al bene di tutti» (cf. 1 Cor 12,27).
I doni ricevuti non sono per noi stessi, ma per essere condivisi e per edificare il Corpo Mistico, accogliendo e vivendo il dono della santità. La santità di vita rende più efficace il servizio e più limpida la testimonianza. Per questo motivo è importante promuovere la corresponsabilità nelle nostre comunità: il clima di famiglia che riusciamo a costruire e la solidarietà che viviamo sollecitano altri fratelli a sentirsi coinvolti e interpellati dai bisogni di tutti.
Un’autentica fraternità è la vera anima della corresponsabilità. Le aggregazioni laicali, con la loro presenza e con il loro stile di vita, possono offrire un contributo significativo alla corresponsabilità, alla cura delle relazioni e alla crescita spirituale e missionaria dei fedeli.
Papa Benedetto XVI ha sottolineato che «la corresponsabilità esige un cambiamento di mentalità riguardante, in particolare, il ruolo dei laici nella Chiesa, che vanno considerati non come “collaboratori” del clero, ma come persone realmente corresponsabili dell’essere e dell’agire della Chiesa» (Benedetto XVI, Messaggio in occasione della VI Assemblea Ordinaria del Forum Internazionale di Azione Cattolica, 10 agosto 2012).
Se vogliamo che le nostre parrocchie siano attive, vivaci e capaci di prossimità verso tutti, dobbiamo attivare un dinamismo opposto all’accentramento dei ruoli. I ministeri laicali, istituiti o di fatto, devono esprimere una Chiesa aperta ai doni dello Spirito, che suscita “operai” al servizio della diffusione del Regno.
4. Comunità ministeriali
Alla luce dei testi del Magistero, siamo chiamati a pensare a una Chiesa tutta ministeriale, nella quale non solo i sacerdoti e alcuni laici svolgono dei servizi, ma tutti condividono il dono e l’impegno della corresponsabilità.
Quando si parla di ministeri si pensa di solito a quelli liturgici, direttamente legati alle celebrazioni. Ma la Chiesa non è solo celebrazioni ed esercizio del culto: è comunità viva che annuncia, serve e testimonia.
Animato dal desiderio di una Chiesa impegnata costantemente nell’annuncio del Vangelo, Papa Francesco ha incoraggiato la riscoperta del ministero del lettorato e dell’accolitato, aprendoli anche alle donne (cf. Motu Proprio Spiritus Domini), e ha istituito il ministero del catechista (cf. Motu Proprio Antiquum Ministerium). Ma esistono anche altri ministeri di fatto: nell’ambito della liturgia, della carità, dell’animazione, della comunione, dell’accoglienza.
Ogni parrocchia è dunque invitata a chiedersi di quali ministeri, servizi e collaborazioni abbia veramente bisogno; a individuare fratelli e sorelle disposti a impegnarsi in modo stabile e riconosciuto; e, in collaborazione con l’ufficio diocesano competente, a stabilire criteri di scelta e percorsi formativi per i candidati.
Nei Consigli Pastorali va promossa una sensibilità ministeriale che assicuri la presenza viva della comunità cristiana sul territorio secondo uno stile di prossimità, permetta una pastorale integrata e risponda concretamente ai bisogni della gente, con particolare attenzione a chi si sente ai margini della vita ecclesiale.
Vanno individuate persone che, dopo adeguata formazione, possano impegnarsi in servizi di coordinamento, facilitando i processi di ascolto, discernimento e verifica tra operatori pastorali, tra parrocchie dello stesso paese o forania, e nei servizi amministrativi.
Il nostro tempo, pur segnato da sfide non facili, è un tempo di grazia. Lo Spirito ci chiede il coraggio di sperimentare nuove strade di corresponsabilità, in cui ciascuno si prenda cura della crescita nella fede degli altri.
Nelle nostre comunità molti carismi sopiti attendono di essere accolti e valorizzati. «Non spegnete lo Spirito», ci raccomanda l’apostolo Paolo (1 Ts 5,19).

5. Organismi di partecipazione
Essendo la Chiesa mistero di comunione, gli organismi di partecipazione devono essere luoghi nei quali si vive in modo concreto la condivisione, la corresponsabilità e la sinodalità.
Rendo grazie al Signore e a tutti i membri del Consiglio Pastorale Diocesano, dei Consigli Pastorali Foraniali, Parrocchiali e per gli Affari Economici, per la loro partecipazione e per il contributo offerto attraverso l’ascolto e il discernimento, a sostegno di un’azione pastorale caratterizzata dallo slancio missionario.
Nella Nota pastorale Dopo Verona (2007), la Conferenza Episcopale Italiana osservava: «Gli organismi di partecipazione ecclesiale e, anzitutto, i consigli pastorali – diocesani e parrocchiali – non stanno vivendo dappertutto una stagione felice. La consapevolezza del valore della corresponsabilità ci impone… di ravvivarli, elaborando anche modalità originali di uno stile ecclesiale di maturazione del consenso e di assunzione di responsabilità. Di simili luoghi abbiamo particolarmente bisogno per consentire a ciascuno di vivere quella responsabilità ecclesiale che attiene alla propria vocazione e per affrontare le questioni che riguardano la vita della Chiesa con uno sguardo aperto ai problemi del territorio e dell’intera società. La partecipazione corale e organica di tutti i membri del popolo di Dio non è solo un obiettivo, ma la via per raggiungere la meta di una presenza evangelicamente trasparente e incisiva» (CEI, Rigenerati per una speranza viva, n. 24).
Anche noi sentiamo la necessità di dare nuovo impulso alla corresponsabilità nella nostra Chiesa locale, attraverso una formazione condivisa tra sacerdoti, religiosi e laici. Un contributo prezioso in tal senso viene dalla valorizzazione della pietà popolare, dalla ricchezza spirituale dell’Azione Cattolica, dell’AGESCI e delle diverse aggregazioni ecclesiali, nonché dal mondo del volontariato e dell’associazionismo, dove persone di generazioni diverse interagiscono e si sostengono reciprocamente. Nella Chiesa tutti sono soggetti attivi, e ciascuno ha qualcosa da donare agli altri.
Occorre rivedere l’impostazione pastorale delle nostre comunità per verificare se procedono insieme, con uno stile che valorizza ogni risorsa e sensibilità, in un clima di fraternità e di dialogo, di franchezza nello scambio e di mitezza nella ricerca del bene comune (cfr. CEI, Rigenerati per una speranza viva, n. 23).
Valorizziamo maggiormente l’interparrocchialità e le foranie come laboratori concreti di sinodalità, capaci di favorire il superamento del campanilismo e dell’autoreferenzialità. Prezioso, in questo senso, sarà il contributo dei Consigli Pastorali Foraniali.
Promuoviamo inoltre il metodo della conversazione nello Spirito, la pratica del discernimento ecclesiale, la partecipazione condivisa ai momenti essenziali della vita comunitaria e la pastorale d’ambiente (cfr. Evangelii gaudium, 51). Nei prossimi mesi vivremo alcune occasioni di formazione e fraternità:
- Tre Assemblee diocesane (1° ottobre 2025, 21 gennaio e 7 maggio 2026), aperte ai presbiteri e ai membri dei Consigli Pastorali parrocchiali, con incontri successivi a livello foraniale e parrocchiale.
- Il pellegrinaggio diocesano del 1° settembre 2025 e la Santa Messa Crismale del 31 marzo 2026, particolarmente rivolti ai membri dei Consigli Pastorali Parrocchiali.
- Il Seminario Diocesano, dopo i restauri, tornerà a essere centro di iniziative formative per il presbiterio, gli Uffici di Curia e le aggregazioni laicali. In passato è stato luogo di formazione per generazioni di sacerdoti; oggi deve tornare a essere il cuore della pastorale diocesana e vocazionale, accogliendo sacerdoti che desiderano vivere in comunità, adolescenti e giovani accompagnati dagli educatori, in piena sintonia e corresponsabilità con famiglie e comunità parrocchiali, per un’esperienza di fraternità, spiritualità e discernimento vocazionale.
Ringrazio gli Uffici e gli ambiti della pastorale diocesana per il lavoro che stanno portando avanti e per le proposte che daranno forma alle istanze fin qui emerse. Viviamo con generosità la fase attuativa del Sinodo della Chiesa Italiana, che ci invita a sperimentare pratiche e strutture rinnovate, a rendere sempre più sinodale la vita della Chiesa e a rafforzare la sua missione evangelizzatrice.
Affidiamo l’anno pastorale all’intercessione della Beata Vergine Maria, madre della speranza, e dei nostri Santi protettori Gregorio Armeno, Agata e San Giuseppe da Copertino perché ci aiutino a crescere umanamente e nella fede, a essere forti e a non cedere alla tentazione di vivere da uomini e cristiani superficiali, ma a seguire Gesù con radicalità evangelica, camminando insieme verso la santità.
«A colui che in tutto ha potere di fare molto più di quanto possiamo domandare o pensare, secondo la potenza che opera in noi, a lui la gloria nella Chiesa e in Cristo Gesù per tutte le generazioni, nei secoli dei secoli! Amen» (Ef 3,20-21).
Nardò, 15 agosto 2025
Solennità dell’Assunzione della B.V.M.
+ Fernando FILOGRANA
Vescovo






