Omelia nella Messa per il conferimento del diaconato all’accolito Carmine De Marco
Chiesa sant’Antonio di Padova – Tricase 21 giugno 2025.
Caro Carmine,
nell’odierna pagina evangelica puoi intravedere alcuni tratti del tuo cammino vocazionale. Il racconto si apre con l’annotazione circa l’attività di Gesù che parla alle folle del Regno di Dio e presta il suo aiuto a coloro che avevano bisogno della sua amorevole cura (cfr. Lc 9,10-11). In Gesù, impegnato a dare pane alle folle affamate e stanche, l’evangelista traccia l’esempio di ciò che i discepoli dovranno compiere quando saranno inviati in missione. Essi non dovranno fare altro se non ripetere le stesse azioni compiute dal Maestro. Il Vangelo, infatti, attesta: «Li mandò ad annunciare il Regno di Dio e a guarire gli infermi» (Lc 9,2).
Docilità e docibilità
Prima però di identificarti con gli apostoli, ti esorto a intravedere la tua persona mescolata tra quella folla bisognosa dell’azione redentrice di Cristo. Chissà quante volte, ti sarà giunta la sua voce che ha aperto l’intelligenza del tuo cuore e ti ha invitato a scoprire i misteri del Regno. Chissà quante volte egli ti è stato vicino prendendosi cura e guarendo le tue ferite. Il tocco delle sue mani ha una sorprendente forza modellatrice. Sotto la sua azione, tutto si moltiplica e si trasforma. Cambiano non solo le cose, ma anche le persone. Non è necessario essere dotati di qualità particolari. Egli sa far scaturire miracolose energie, che producono fatti straordinari, anche dal poco o, addirittura, dal nulla. I cambiamenti, che avvengono sotto l’azione delle sue mani modellatrici, sembrano giochi di prestigio. In realtà, sono effetti prodotti, con una concretezza disarmante, dalla grazia del suo Spirito.
In questi anni di formazione, grazie all’azione pedagogica di Cristo e del suo Spirito, hai avvertito il cambiamento che si è progressivamente operato nella tua persona. A questo proposito, è utile richiamare l’immagine del vasaio di cui parla il profeta Geremia (cfr. Ger 18,1-12). Come la creta prende forma perché è malleabile, così il cuore dell’uomo cambia quando si lascia plasmare da Dio. Fin dalla creazione di Adamo, Dio si è mostrato come il grande cesellatore di opere d’arte (cfr. Gen 2,7). Nessuno, infatti, può farsi da sé, né appartiene a sé stesso. Il divino artigiano del destino dell’uomo è un Altro. «O uomo, – si chiede san Paolo – chi sei tu per contestare Dio? Oserà forse dire il vaso plasmato a colui che lo plasmò: Perché mi hai fatto così? Forse il vasaio non è padrone dell’argilla, per fare con la medesima pasta un vaso per uso nobile o un vaso per uso volgare?» (Rm 9, 20-21).
Caro Carmine, Cristo ti ha amato e ti chiamato e tu hai acconsentito e hai detto il tuo sì. Da allora egli ha cominciato a modellare la tua persona. E, come il più ingegnoso degli artisti, senza mai stancarsi e scartare nulla, ha girato e rigirato lo stesso pezzo di argilla secondo la sua straordinaria fantasia (cfr. Gen 2, 7). Tieni presente che il vaso assume la forma mentre viene incessantemente lavorato sulla ruota dall’artigiano. Il tornio è una preziosa riserva simbolica per indicare il faticoso lavoro che occorre per realizzare l’opera. La trasformazione, infatti, non è un’opera meccanica, né avviene senza la disponibilità e l’acconsentimento della libertà personale. Occorre docilità e docibilità. La docilità è l’adesione al volere di Cristo, la docibilità è la disponibilità a lasciarsi trasformare dalla realtà. La persona docibile desidera solo lasciarsi educare, provocare, arricchire dalla realtà storica che lo circonda. In ogni evento, egli impara a leggere le situazioni e i contesti delle vicende umane. È la vita a formare l’uomo, aiutandolo a superare resistenze, pregiudizi e atteggiamenti difensivi.
Generato dalla comunità
In questo dinamismo vitale, ci sono due aspetti da considerare: la grazia consacra il sacerdote e la vita di comunità forma il pastore. Il vangelo che è stato proclamato, infatti, annota non solo l’attività di Gesù, ma anche quella dei discepoli. Con sano realismo essi invitano Gesù a congedare la folla, essendosi ormai fatta l’ora tarda. Gesù invece va’ oltre il buon senso e chiede di provvedere loro stessi al nutrimento della gente. Perciò comanda: «Fateli sedere a gruppi di cinquanta» (Lc 9, 14). È necessario che la folla diventi un insieme di piccole comunità e l’indistinto si raccolga in unità. I discepoli avvertono di essere anch’essi parte della folla. Si “mescolano” con loro e fanno causa comune. La folla non è più un cumulo di “presenze estranee”, ma comincia a prendere un volto. Si configura come un popolo da cui si proviene e a cui bisogna tornare per mettersi a servizio.
Anche tu, caro Carmine, sarai inviato a servizio di una comunità. Ricorda però che prima di servire, sei stato formato dalla comunità. Solo chi è stato figlio, può diventare padre. Sei stato generato alla vita dai tuoi genitori e alla fede da questa parrocchia di sant’Antonio di Padova in Tricase. Potrai mai dimenticare la cara figura di don Donato Bleve per l’importanza che ha avuto nella crescita della tua persona? Anche la comunità del Seminario Regionale di Molfetta ha avuto un ruolo importante per il tuo discernimento e il tuo cammino formativo. Un merito non secondario bisogna riconoscere alla comunità sacerdotale e parrocchiale di san Francesco d’Assisi in Villaricca e, in particolare, al parroco, il carissimo don Giuseppe Tufo. Con il passare del tempo hai imparato ad essere figlio, ora dovrai imparare ad essere padre. Ricorda però che non si smette mai di essere figli. Solo così si diventerai un buon padre!
A servizio della comunità
Mentre guardano Cristo, i discepoli imparano ciò che essi stessi dovranno compiere. Contemplando Cristo, ricevono da lui l’abilitazione alla missione. Il miracolo, infatti, non consiste solo nella “moltiplicazione”, ma è anche nella “distribuzione dei pani” (cfr. Lc 9,16). Cristo moltiplica i pani, ma tocca ai discepoli distribuirli alla folla. E, così, essi cominciano a fare la spola tra Gesù e la gente. Da lui ricevono i doni di grazia, alla folla trasmettono i frutti del dono di grazia. Fanno da ponte, sono strumenti di comunicazione perché Gesù entri nella vita delle persone e ognuno possa accostarsi al suo mistero. In tal modo, si compie in pienezza il mistero eucaristico: Cristo si fa pane spezzato perché la folla diventi comunità di vita e di destino, mentre i discepoli accorciano la distanza e rendono possibile l’incontro. Stanno in mezzo tra i molteplici desideri degli uomini e i palpiti d’amore di Cristo: portano a lui la fame del popolo ed offrono alla gente il pane che sazia i loro bisogni materiali e spirituali.
Questo compito di raccordo però non basta. Ai discepoli, Cristo affida una missione ancora più grande. Non devono essere solo semplici trasmettitori, ma devono diventare essi stessi pane buono che nutre, alimenta e sazia. «Date voi stessi da mangiare» (Lc 9,13) è il suo supremo comando. Caro Carmine, sei chiamato a portare gli uomini a Cristo attraverso il tuo ministero di servizio e la tua personale testimonianza di vita. Rimarrai sempre diacono, anche quando diventerai prete! Il diaconato cosiddetto “transeunte”, in realtà è un ministro permanente. Dovrai sempre dare risposte sostanziose a chi è in cerca di pane materiale e spirituale. Dovrai, come si usa dire oggi, sporcarti le mani, mettere a disposizione il tuo tempo e le tue energie per offrire risposte significative ed efficaci soprattutto alle domande dei giovani. Non puoi lasciarli morire di fame nel deserto. Per loro dovrai offrire il dono eucaristico e dare te stesso in dono!
Il sacramento eucaristico lega intimamente la tua vita al mistero di Cristo. Il Signore, che ti ha amato fino alla fine (cfr. Gv 13, 1) e ha dato sé stesso per te (cfr. Gal 2, 20), ora chiede alla tua persona tutto, in modo completo e totale, senza riserve e mezze misure. Diventare pane spezzato vuol dire, prima di tutto, lasciarsi modellare e cuocere dal fuoco dello Spirito, per poi lasciarsi spezzare ed essere mangiato da tanti. Vivi così il tuo ministero diaconale. L’esito sarà sorprendente anche per te: scaturirà da te una sovrabbondanza del tutto imprevista (cfr. Lc 9,17). Cristo trasformerà la tua povertà in un dono smisurato per gli altri. La sazietà degli altri sarà la giusta ricompensa che sazierà anche il tuo cuore.
clic qui per l’articolo sul sito della Diocesi di Ugento – S. Maria di Leuca
