Offrire i beni culturali ecclesiastici alla pubblica fruizione è un obiettivo che la Chiesa si propone anche per la loro intrinseca vocazione ad essere strumento di evangelizzazione. Per fare ciò occorre però reperire, fuori dagli esigui bilanci parrocchiali, le risorse necessarie per il loro restauro e la loro conservazione e custodia.
In ogni città d’arte, da Firenze a Lecce, per consentire la visita dei luoghi sacri è stato da molti anni istituito un piccolo ticket che serva agli scopi anzidetti. D’altro canto, se le chiese devono essere tenute aperte fuori dagli orari di svolgimento della liturgia, occorre che vi siano dei custodi e che gli stessi siano remunerati.
Da quest’anno e limitatamente al periodo estivo, anche a Nardò è stata avviata un’esperienza del genere, alla quale i turisti sono già ampiamente preparati. L’esperimento riguarda per ora solo la Cattedrale e limitatamente agli orari dalle 20.00 alle 22.00; al netto delle polemiche, l’alternativa è chiudere la Cattedrale alle ore 20.00.
Il ticket determinato, pari a € 1,50, ammonta a poco più del costo di un caffè e ne sono esentati i bambini fino all’età di 11 anni.
L’espressione “Per entrare in Cattedrale occorre pagare”, che qualcuno diffonde, è del tutto inesatta e fuorviante: la Cattedrale è aperta dalle ore 07.30 alle ore 20.00 ininterrottamente e chiunque può accedervi in piena libertà e senza alcun ticket. Duole osservare che le polemiche, del tutto pretestuose e prive di fondamento come in questo caso, quasi sempre sono espressione di una cultura che non giova né ad alimentare il senso ecclesiale della fede né a valorizzare il notevole patrimonio storico-artistico cittadino di cui tutti dovremmo essere fieri






