Saluto cordialmente tutti voi presenti a questa celebrazione eucaristica, ad iniziare da don Giuseppe Ciaurro, Vicario foraneo della Vicaria di Massafra, i sacerdoti presenti, e Don Nino Pensabene. È sempre per me motivo di gioia e pace visitare questa “casa di Maria.”

L’ultima volta che mi sono fatto pellegrino in questo luogo risale al 5 maggio scorso, in occasione della Festa della Madonna della Scala. In quella circostanza, ho trovato ad accogliermi il caro don Giuseppe Oliva, al quale, mentre scendevo i famosi 127 gradini, ho rivolto un pensiero colmo di preghiera e di gratitudine per quanto ha realizzato negli ultimi dodici anni. Anni che non sono stati certo facili, segnati dal crollo del soffitto della Cripta della “Buona Nova” nel gennaio 2017 e dai successivi lavori di restauro che hanno coinvolto anche il Santuario. La riapertura al culto, avvenuta il 25 febbraio 2023, e l’inaugurazione del MUMASCA (l’opera museale) il 9 dicembre 2023, insieme alle diverse iniziative promosse con la collaborazione dell’Associazione “Santuario Madonna della Scala e.t.s.” – i cui componenti caramente saluto -, sono eventi che hanno arricchito e valorizzato sempre più questo luogo, con i suoi percorsi caratteristici di storia, arte e civiltà rupestre del nostro territorio.

Ma oggi siamo qui per augurare buon lavoro a don Antonino Pensabene, conosciuto da tutti come don Nino, che inizia il suo ministero come nuovo Rettore di questo Santuario. Egli è cresciuto e si è formato alla scuola di San Luigi Maria Grignion de Montfort, che era solito ripetere: «Non credo che una persona possa acquistare un’unione intima con Nostro Signore e una perfetta fedeltà allo Spirito Santo, senza una grandissima unione con la santissima Vergine».

Per il Montfort – infatti – bisogna farsi discepoli della Vergine Maria per “trovare Gesù Cristo”. Questa convinzione si manifestava in una pastorale incentrata sulla devozione alla Vergine Maria, sulla diffusione della preghiera del Santo Rosario e sull’organizzazione di celebrazioni mariane, al punto da definirsi come “il servo di Maria”.

Sono certo che don Nino, grazie alle diverse esperienze maturate nei suoi nove anni di presbiterato, saprà farsi autentico “servo della Madonna della Scala” che in questi mesi di permanenza a Massafra, come Vicario parrocchiale di San Lorenzo, ha avuto modo di conoscere e imparare ad amare, ma soprattutto ne ha potuto sperimentare l’affetto che lega Massafra alla sua Celeste Protettrice.

Tradizionalmente, dopo la costituzione giuridica della Parrocchia di San Francesco da Paola nel dicembre del 1959 – nel cui territorio è situato il Santuario – il servizio di Rettore è stato sempre affidato al Parroco di questa comunità parrocchiale. Fin dalla mia prima visita a questo luogo, ascoltando anche il parere di alcuni presbiteri di Massafra e dei miei collaboratori, è maturata in me la convinzione che, qualora le circostanze lo avessero permesso, sarebbe stato opportuno affidare la cura del Santuario ad un presbitero che non fosse anche il Parroco del territorio. Questo perché il Santuario non è da considerare la succursale di una Chiesa parrocchiale e, ad un tempo, non è da essere resa, dal punto di vista pastorale, come la settima Parrocchia di Massafra.

Cari fratelli e sorelle, ogni Santuario – come lo è anche questo – è un luogo privilegiato di grazia dove poter esprimere la bella tradizione della preghiera e della devozione, a partire dalla pietà popolare inculturata nella vita e nelle tradizioni di un popolo. Presentandosi come «luogo di fede, semplice ed umile, in cui suscitare in stile evangelico la nostalgia del sacro e sperimentare in modo profondo la vicinanza del Dio-Trinità, la tenerezza della Vergine Maria e la compagnia dei Santi» (cfr. FRANCESCO, Sanctuarium in Ecclesia, 2017, 2).

Avamposto di evangelizzazione – per usare un’espressione cara a Papa Francesco – questo nostro Santuario della Madonna della Scala, quale luogo significativo per la città di Massafra a vocazione interparrocchiale – oggi ha il compito di valorizzare sempre più, con specifiche iniziative pastorali, condotte in sintonia con le parrocchie, la forza propria del ministero cristiano dell’accoglienza e della consolazione, come supporto e stimolo all’ordinaria vita cristiana, e di sforzarsi nel qualificare sempre più la storia e l’arte di questo luogo come via pulchritudinis, cioè come cammino di evangelizzazione, di cultura e di dialogo verso qualsiasi persona che approda in questa oasi di speranza, di fede e soprattutto di profonda devozione mariana.

È significativo che questa celebrazione sia vissuta nei Primi Vespri della Solennità di Tutti i Santi. A ricordarci di quella santità – posta al di là di quanti già beatificati o canonizzati – di tanti uomini e donne senza nome e volto, che hanno lavato le vesti nel sangue dell’Agnello (Ap 7,14), Cristo Gesù.

Si tratta dell’esperienza di santità, che Papa Francesco definisce dei «santi della porta accanto». «La santità nel popolo di Dio paziente: nei genitori che crescono con tanto amore i loro figli, negli uomini e nelle donne che lavorano per portare il pane a casa, nei malati, nelle religiose anziane che continuano a sorridere. Di quanti vivono vicino a noi e sono un riflesso della presenza di Dio» (Gaudete et exultate, 7).

Un’esperienza, questa, che ci stimola con segni particolari e che, anche attraverso il contatto vivo con questo luogo, potrà far risuonare in quanti si faranno pellegrini quel desiderio profondo di santità a cui tutti siamo chiamati (cfr. Lumen gentium, 11) e soprattutto predestinati fin dal nostro battesimo, «per essere santi e immacolati di fronte a Lui nella carità» (Ef 1,4).

Sant’Agostino racconta nelle sue Confessioni che, quando non era ancora convertito, per comprendere di più e meglio che cosa fosse la vita cristiana si dedicò alla lettura della vita dei santi e, mentre leggeva queste vite, nel suo cuore sbocciò il desiderio della santità, chiedendosi: se ci sono riusciti costoro perché non dovrei riuscirci anch’io?

La santità è un cammino che ci conduce verso la piena umanizzazione, che ci rende sempre più figli dell’Altissimo e fratelli tra di noi.

Gesù, concludendo il discorso delle Beatitudini, ci ha consegnato un messaggio di grande consolazione, perché ci chiede con due imperativi di continuare a rallegrarci ed esultare (“Rallegratevi ed esultate”) – pur dinanzi alle persecuzioni della vita -, perché la ricompensa sarà grande nei cieli (Mt 5,12).

Ma si tratta di un premio che – alla luce della dichiarazione di felicità (in specie con le beatitudini della povertà in spirito e della persecuzione a causa della giustizia, proclamate da Gesù come già presenti: «perché di essi è il Regno dei cieli») – è già dato a noi nel presente, nella misura in cui «attraversiamo la vita» con lo stile stesso di Gesù, che è stato l’uomo delle beatitudini, vivendo, come concludiamo la preghiera eucaristica in ogni celebrazione della Santa Messa: «Per Cristo, con Cristo e in Cristo».

Siamo noi «la generazione che cerca il volto del Signore», come abbiamo ripetuto al Salmo Responsoriale. E, allora, se desideriamo davvero di sperimentare questa speranza, ossia di poter «guardare al futuro con speranza, che equivale anche ad avere una visione della vita carica di entusiasmo da trasmettere» (cfr. Spes non confundit, 9), dobbiamo rispondere all’invito del Signore con piena adesione a Dio, qui e ora.

Ricordando, come ho già annunziato nella mia lettera pastorale, che questo Santuario sarà Chiesa giubilare per il prossimo Giubileo Ordinario, il ventisettesimo della storia della Chiesa, vorrei concludere con lo stralcio di una poesia-preghiera alla Madonna della Scala, che ho trovato in un vecchio faldone. Si tratta di un testo composto da una signora di Milano – tale Bergamaschi Dolores – che il 3 maggio 1980, visitando questo luogo, volle qui declamare:

«Vergine Santa, buona, cara e bella
Madonna della Scala e della Cerva,
un giorno fino a te sono arrivata ed ai tuoi piedi mi sono inginocchiata
e poi tutto ad un tratto mi sono chiesta:
Madre di Dio ma che storia è questa?
Ai piedi di una grotta la tua chiesa è nata
Così come hai voluto Tu, Regina di Massafra.

Per arrivare a Te ci cono tanti gradini che scendono e salgono
e se qualcuno poi li vuol contare
per volontà divina non lo potrà mai fare,
intorno a Te ci sono tante grotticelle
che illuminate a sera sembrano tante stelle.

Stelle vaganti che non san che fare
se ritornare in cielo o andare verso il mare
verso quel mare grande ed infinito,
ma forse Tu così hai stabilito
che quelle stelle lì devon stare
per alleviare ogni dolore ed ogni male
perché da te Massafra sia protetta
Madonna della Scala benedetta».

Amen!

+ Sabino Iannuzzi

clic qui per l’articolo sul sito diocesano