Articolo in “Nuovo Quotidiano di Puglia- lecce”, martedì, 7 ottobre 2025, pp. 1 e 27. 

Lo scorso 2 ottobre 2025 la sala polifunzionale della Presidenza del Consiglio ha fatto da palcoscenico alla conferenza dal titolo «San Francesco, un’esplosione di vita». Nella circostanza è stato presentato il programma delle iniziative e degli eventi approvato dal Comitato per le Celebrazioni degli ottocento anni della morte di san Francesco d’Assisi. Sono, infatti, previste numerose iniziative culturali, religiose e civili che accompagneranno il calendario del 2026: momenti di riflessione spirituale, mostre, convegni, attività di valore culturale, scientifico, educativo e artistico in un’ottica di dialogo e di pace tra popoli.

Allo stesso tempo, il Parlamento italiano ha deciso di elevare il 4 ottobre a festa nazionale in memoria di san Francesco d’Assisi. Il Sottosegretario, l’onorevole Alfredo Mantovano, ha sottolineato l’importa di una decisione presa all’unanimità. Essa è stata «frutto di un lavoro parlamentare paziente. C’è stata la ricerca di risorse, perché questa legge ha un onere finanziario visto che si tratta di un giorno in più in cui gran parte degli italiani non lavorano».

Soprattutto – egli ha continuato – il prossimo anniversario «avrà un grande valore religioso, ma al tempo stesso un valore civile». In altri termini, il messaggio di san Francesco ha un valore universale e interessa credenti e non credenti. Non c’è, infatti, chi non veda l’importanza di richiamare i valori della pace, dell’amore al creato e della fraternità tra i popoli, incarnati dalla figura del poverello d’Assisi. Tuttavia, il Sottosegretario ha tenuto a precisare: «Dire che San Francesco è di tutti non significa che ciascuno possa arruolarlo sotto le proprie bandiere. L’uso strumentale dei santi è una pratica particolarmente sgradevole». Questo avvertimento non è di poco conto perché, nel tempo, la figura di Francesco è stata utilizzata anche per fini del tutto impropri.

Nel suo recente libro sull’argomento, lo storico Alessandro Barbero affronta il nodo delle fonti primitive, a cominciare dagli scritti di Tommaso da Celano e dei compagni di Francesco, che restituiscono un santo talvolta contraddittorio, lontano dall’immagine rassicurante dei secoli successivi. Inoltre, accanto all’analisi biografica, Barbero indaga la costruzione del mito di Francesco e il modo in cui la sua immagine è stata riutilizzata nel tempo, fino all’età contemporanea. Dall’ecologismo al pacifismo, dal dialogo interreligioso all’uso politico durante il fascismo, la figura del santo è stata continuamente reinterpretata e adattata a esigenze culturali e ideologiche diverse. Un processo che, se da un lato ha ampliato la sua attualità, dall’altro ha rischiato di allontanarlo dall’uomo reale.

Chi era veramente Francesco? Le Fonti francescane ci danno un quadro molto complesso e ci invitano a distinguere i differenti approcci sul piano reale, storico, interpretativo. Se, infatti, ci domandassimo come fosse la sua figura e quale fosse il suo vero volto ci troveremmo di fronte a risposte non scontate. Il regista Franco Zeffirelli, per il suo film Fratello Sole, sorella Luna, ricorse al look aggraziato dell’attore inglese Graham Faulkner. Mentre Liliana Cavani si affidò a un attore totalmente differente come Mickey Ruorke. Un testimone oculare, un certo Tommaso Arcidiacono, che nel 1222 aveva ascoltato una predica di Francesco a Bologna, era rimasto stupito dal contrasto tra il fascino delle sue parole e «il suo abito sordido, la persona spregevole, l’aspetto indecoroso». Uno altro studioso che porta lo stesso nome del santo assisiate, Francesco Mores, ricercatore presso la Scuola Normale Superiore di Pisa, solleva dei dubbi anche sull’immagine del Sacro Speco di Subiaco, tradizionalmente considerata un «ritratto dal vivo» di frate Francesco. «Il racconto per cui egli avrebbe visitato Subiaco insieme al cardinale Ugolino di Segni, poi divenuto papa con il nome di Gregorio IX, è di molto posteriore», spiega Mores, nel suo libro “Alle origini dell’immagine di Francesco d’Assisi”.

Anche sul piano interpretativo sono molteplici i modi di considerare la sua figura. Basti pensare alla differente interpretazione proposta nel corso degli anni dai libri e dai film che hanno trattato l’argomento. Se prendiamo in considerazione i film prodotti dai registi italiani ci troveremmo di fronte a prospettive totalmente divergenti. Basti solo mettere a confronto le seguenti proposte cinematografiche per constatare la pluralità di interpretazioni: Il poverello d’Assisi di Enrico Guazzoni (1911), Frate Sole di Ugo Falena (1918), Frate Francesco di Giulio Cesare Antamoro (1927), Francesco, giullare di Dio di Roberto Rossellini (1950), Fratello Sole, sorella Luna di Franco Zeffirelli (1971) Francesco di Michele Soavi (2002), Chiara e Francesco di Fabrizio Costa (2007). Un caso particolare è quello della regista Liliana Cavani che, nell’arco del tempo (1955, 2019, 2014), ha girato tre diversi film con lo steso titolo “Francesco” proponendo un diverso modo di considerare la sua figura.

In realtà, San Francesco era e rimane una figura scomoda per tutti, credenti e non credenti. Soprattutto è del tutto alternativa alla cultura dominante nel nostro tempo. Innanzitutto perché invita a prendere il Vangelo “sine glossa”, cioè alla lettera e senza aggiustamenti di comodo. Solo allora il Vangelo diviene la via della felicità e della “perfetta letizia”. In secondo luogo perché, contro ogni forma di irenismo dilagante ai nostri giorni, crede che Cristo sia l’unico Salvatore del mondo e che il cristianesimo sia la vera religione. Egli infatti andò dal Sultano con il solo intento di convertirlo alla fede cristiana. Infine perché considera che il vero Dio è quello che si mostra nell’umiltà e nella povertà della nascita di Cristo e della sua morte in croce. Le altre forme di divinità sono idoli costruiti dagli uomini a propria immagine e somiglianza, ma che non hanno nulla da spartire con il vero Dio che si rivelato definitivamente nella persona di Gesù Cristo. Sorge allora spontanea la domanda: al di là di tutte le iniziative celebrative che sono state programmate, sapremo riconoscere il messaggio scomodo, dal valore universale, testimoniato in modo esemplare da san Francesco?

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