Si è conclusa ieri mattina la tre giorni di formazione che il primo gruppo di sacerdoti leccesi ha vissuto insieme all’arcivescovo Angelo Raffaele Panzetta presso “Casa Sant’Anna” a Matera.
Nutrito il gruppo dei presbiteri partecipanti: don Federico Andriani, don Mino Arnesano, don Antonio Bruno, don Egidio Buttazzo, don Carlo Calvaruso, don Vito Caputo, don Mauro Carlino, Padre Roberto D’Amico, don Francesco De Matteis, don Valentin Diac, don Gianmarco Errico, don Daniele Fazzi, don Andrea Gelardo, don Michele Giannone, don Vincenzo Marinaci, don Michele Marino, don Vincenzo Martella, don Francesco Morelli, don Mattia Murra, don Antonio Murrone, don Giorgio Pastore, don Rudi Piccolo, don Piero Quarta, don Sandro Quarta, don Emanuel Riezzo, don Angelo Rizzo, don Rodny Mencomo, don Alessandro Saponaro, don Salvatore Scardino, don Giovanni Serio, don Giuseppe Spedicato, don Stefano Spedicato, don Gianmarco Sperani, don Alberto Taurino, don Andrea Zonno e il seminarista Andrea Rizzo.
A concludere il ciclo di riflessioni che hanno scandito l’itinerario “Le sfide pastorali e la progettazione”, la relazione tenuta da don Francesco Asti, presbitero della diocesi di Napoli e, dal 2023, preside della Facoltà teologica dell’Italia meridionale dal titolo “Servizio pastorale e vita spirituale dei presbiteri”.
Prendendo spunto da una delle domande che strutturano il rito di ordinazione presbiterale- Vuoi essere sempre più strettamente unito a Cristo sommo sacerdote che, come vittima pura, si è offerto al Padre per noi, consacrando te stesso a Dio insieme con lui per la salvezza di tutti gli uomini? – don Asti ha notato che se nella vita sacerdotale esiste un vulnus questo è dato proprio dalla capacità del prete di permettere a questo legame con il Signore di non essere vissuto nella sua intensità.
Così don Francesco: “L’unità con il Signore se è la meta di ogni credente, diventa tuttavia una urgenza per noi sacerdoti chiamati a vivere la radicalità e la bellezza della sequela. Troppo spesso, ahimè, questo rapporto con il Signore Gesù non è alimentato a dovere: eventi imprevisti, avvenimenti dolorosi o la semplice routine ministeriale fanno sì che il presbitero si trasformi in un organizzatore di eventi che, però, perde il proprium della sua vocazione”.
Per vincere, dunque, questa tentazione occorre rimettere Cristo al centro della propria vicenda umana e vocazionale lasciando a lui il primato e consentendo alla vita del chiamato al ministero ordinato di tornare allo stupore degli inizi.
Ancora don Asti: “La medicina che ridona vigore e motivazione alla nostra storia vocazionale è l’abbandono alla volontà di Dio; in questo atto libero, sereno e fiduciale la grazia sacramentale agisce, si accresce e si ‘irraggia’ nella esistenza del presbitero e lì dove egli vive la bellezza del suo sacerdozio”.
Da qui il relatore ha indicato alcuni consigli pratici che, nella visione del relatore devono consentire al presbitero di essere lievito di fraternità accolta e condivisa all’interno del presbiterio.
Il primo rimedio è la capacità di gustare la fraternità sacerdotale, “scegliendo quale punto di riferimento un sacerdote anziano, quelli che spesso sono scartati e rifiutati ma che diventano segno di accoglienza, di custodia e di rinascita”; di non minore importanza è il bisogno di superare alcune logiche di apparenza “tali da farci catalogare come i presbiteri del “tutto ok”, del “tutto apposto”, che ergono steccati, che non instaurano relazioni e che invece hanno bisogno di creare ponti, legami fraterni schietti e sinceri”.
L’ultimo rimedio don Francesco Asti lo ha riscontrato nel vescovo, primo e insostituibile responsabile della vita del sacerdote, con il quale riscoprire e rimodulare un rapporto paterno e filiale.
Ancora il relatore: “Dovremmo imparare a guardare il vescovo non come il superiore che sposta le pedine, che deve fare provviste di parroci per le parrocchie; se egli è il padre e pastore della comunità diocesana, questa paternità la esercita verso i suoi sacerdoti per i quali desidera ben-essere e bene-stare”.
La conversazione nello Spirito e la restituzione in plenaria dei contributi nella discussione hanno condotto i presenti alla condivisione del pranzo, terminato il quale, la carovana ha ripreso la strada di Lecce per prepararsi alla celebrazione di inaugurazione del ministero episcopale dell’arcivescovo Panzetta che avrà inizio stasera alle 19 (LEGGI).






