Conclusasi l’esperienza diocesana della Fase profetica del Sinodo tenutasi per tre lunedì consecutivi dal 3 al 17 febbraio nella chiesa di Sant’Irene a Lecce, si può certamente trarre una riflessione finale di gratitudine, di comunione e di vera speranza per la vita e per il futuro della Chiesa locale.
L’arcivescovo coadiutore Angelo Panzetta, nell’ultimo incontro di lunedì scorso, ha affermato con gioisa soddisfazione che “si sta scrivendo la magna charta della Chiesa di Lecce” (LEGGI) in quello che può essere considerato un momento inedito della storia della diocesi in cui tutti, fino all’ultimo laico, sono stati chiamati a essere protagonisti di questa pagina rivoluzionaria, quel tutti che da sempre ha “gridato” e auspicato Papa Francesco nella vita della Chiesa universale.
Ed è straordinario pensare che oggi una piccolissima fetta di quella Chiesa universale che è in Lecce ha dato inizio a questa rivoluzione, in un contesto storico e sacro come la chiesa di Santa Irene che ha racchiuso in sé 200 fratelli e sorelle, sacerdoti, religiosi e laici insieme, uniti in Cristo, guidati dallo Spirito Santo. Fratelli e sorelle che si confrontano, si ascoltano, dialogano, si guardano negli occhi e guardano allo stesso tempo al futuro della propria Chiesa, senza distinzione di ruoli e di ministeri. Rare volte la Chiesa di Lecce ha registrato un assetto così “democratico”, partecipativo e inclusivo in un unico evento.
Un’assemblea di fratelli l’ha definita don Damiano Madaro, referente sinodale per la diocesi di Lecce (LEGGI): “Il nostro stare insieme si è fatto memoriale di un cenacolo dove lo Spirito, ora come allora, si manifesta e ricolma dei suoi santi doni un’assemblea di fratelli riuniti, ora come allora, nel nome dello stesso Risorto”. Tutti si sono sentiti come discepoli del Signore in quel cenacolo, chiamati insieme ad ascoltarsi, e discutere e a scorgere concretamente il futuro della fede cristiana riscoprendo anche la sua essenzialità che la rende così grande nella vita di ognuno. “Si è trattato di un viaggio di ricerca del nuovo – ha scritto Giuseppina Capozzi -, anche lei referente sinodale -, nelle inesplorate forme di comunicazione della fede nel mondo attuale, con un metodo di ascolto e racconto di tutta la comunità improntati all’autentica ricezione dello Spirito”.
Rilevante è stata l’importanza data al ruolo dell’appena costituito Consiglio pastorale diocesano chiamato sempre di più nella sua collegialità a essere fulcro e protagonista della vita della Chiesa locale. Ogni suo membro è stato chiamato a essere parte essenziale di questa fase del Sinodo.
Ecco, una vera e propria presa di coscienza della realtà ecclesiale diocesana come risultato del Cammino sinodale, nella ricchezza del farsi strada insieme e, “proprio partendo dal lavoro fatto a livello locale – profetico mons. Panzetta – la continuità del percorso sarà quella di un intenso discernimento in vista della fase progettuale secondo la scrittura comunitaria”.
Sentirsi parte di un’”assemblea costituente” che sta dando forma concreta a una strada nuova fatta di consapevolezza, discernimento e partecipazione che diviene nuovo inizio e che fa sentire al centro il laico impegnato restituisce e valorizza la speranza, proprio in questo Anno Santo, per la conversione dello Spirito, il coraggio di sognare in grande e il coraggio di formare una Chiesa che costruisce, semina, germoglia e chiama.






