Emozione, contemplazione e profezia nell’omelia (LEGGI IL TESTO INTEGRALE) che il nuovo arcivescovo di Leccemons, Angelo Raffaele Panzetta ha pronunciato ieri sera durante la solenne concelebrazione eucaristica presieduta nella chiesa parrocchiale-santuario di Sant’Antonio a Fulgenzio prima della processione del Corpus Domini.

 

 

Oltre ai sacerdoti che operano in città e ai frati della comunità dei Frati Minori di Lecce, hanno concelebrato con lui, l’arcivescovo emerito, Michele Seccia e il Ministro provinciale dei Frati Minori del Salento, Fra Massimo Tunno.

 

EMOZIONE

“C’è sempre un’emozione – ha detto l’arcivescovo aprendo la sua riflessione sulla Parola di Dio della solennità del Corpo e Sangue di Cristo – quando si sale sull’altare per presiedere l’Eucaristia. Non si fa mai il callo a questo Mistero e anche al mistero della presidenza di questo evento così importante nell’esperienza della Chiesa. Non vi nascondo però che oggi provo una peculiare emozione. Dopo aver assunto la responsabilità pastorale della diocesi, questa è la prima celebrazione con una rilevanza diocesana che mi trovo a presiedere, e sono felice che questa celebrazione avvenga in un luogo francescano, perché guardando nella mia vita, sempre nei passaggi decisivi, ho sempre avuto la possibilità di incontrare dei frati di grande qualità spirituale che mi hanno accompagnato come padre, come fratelli, per questo mi sento un po’ in famiglia oggi qui in questa comunità”. 

“Ritengo – ha aggiunto il pastore – che nella vita nulla accada per caso e il fatto che questa prima presidenza avvenga in un contesto nel quale al centro è il Mistero dell’Eucaristia, ritengo che questo costituisca quasi una profezia per il mio ministero e più ampiamente per quello che il Signore si aspetta da noi tutti nei giorni, nei mesi, negli anni che verranno”.

 

CONTEMPLAZIONE

“Il mistero che stiamo celebrando – ha proseguito il pastore -, la festa dell’Eucaristia potremmo chiamarla con un titolo preciso: la festa dello stupore eucaristico. […] l’Eucaristia è un mistero così eccedente che non può essere rinchiuso dentro categorie scientifiche o filosofiche. L’Eucaristia brilla in tutta la sua bellezza quando è letta in una prospettiva di fede credente. Pian piano però questa festa nei secoli è passata dalla logica della difesa della dottrina alla diffusione di un atteggiamento di gratitudine e di stupore nei confronti del mistero dell’Eucaristia. Quando un dono è consegnato a noi tutti i giorni, si rischia di fare l’abitudine e di non riconoscere la bellezza di quanto abbiamo ricevuto. Questo capita per tante cose nella nostra vita. Ci sono alcuni beni la cui grandezza comprendiamo quando non li abbiamo più: nelle nostre case ci accorgiamo di quanto sia preziosa l’acqua quando manca; nelle nostre case ci accorgiamo di quanto sia preziosa l’energia elettrica quando ci manca. Rischiamo nella nostra vita di avere dei doni a disposizione continuamente e di non riconoscere più la bellezza. Per cui questa festa contiene dentro una pedagogia, attenzione a non fare il callo all’Eucaristia, a non abituarti a questo mistero. Attenzione a non perdere lo stupore eucaristico, lo stupore pieno di gratitudine in un dono meraviglioso che il Signore ha lasciato alla sua sposa che è la Chiesa”.

 

PROFEZIA

L’arcivescovo Panzetta, dopo aver commentato le letture del giorno, ha concluso l’omelia con una serie di interrogativi per una verifica in chiave eucaristica della vita personale di ciascuno: “Vogliamo dunque prendere sul serio questa parola di oggi, vogliamo credere, vogliamo controllare e verificare il nostro vissuto eucaristico, personale e comunitario, e dobbiamo chiederci: abbiamo ancora lo stupore eucaristico o abbiamo fatto il callo nei confronti del mistero dell’Eucaristia, per cui è una delle cose scontate della nostra vita? E se abbiamo la grazia dello stupore eucaristico, ci chiediamo: lo stupore eucaristico ha generato dentro di noi la responsabilità della condivisione, la responsabilità del dono di noi stessi?”. 

“Allora il tragitto che faremo insieme sarà l’occasione per un bell’esame di coscienza. Proprio camminando dietro il Signore Gesù, vogliamo ribadire pubblicamente la nostra volontà di essere discepoli suoi, ma mentre camminiamo dietro di lui chiediamoci con verità: la logica dell’Eucaristia è diventata la logica della mia vita o quantomeno la logica dell’Eucaristia sta diventando la logica profonda che anima il mio vissuto e i passi che io compro ogni giorno?” 

“Carissimi fratelli e sorelle – ha concluso l’arcivescovo -, godiamoci dunque questa festa bellissima, piena di gratitudine, ma avvertiamo anche profondamente nella nostra vita il senso di responsabilità che dal dono promana e viene per ciascuno di noi e per la nostra comunità”.

 

 

Racconto per immagini di Arturo Caprioli.

 

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