Non sarà l’unico metropolita italiano, l’arcivescovo Angelo Raffaele Panzetta, a ricevere il pallio dal Santo Padre Leone XIV, domenica prossima 29 giugno.
In occasione della solennità dei Santi Pietro e Paolo (inizio alle 9,30. Per gentile concessione di Tv2000, diretta Fb sulla pagina di Portalecce), infatti, il Papa, durante la solenne concelebrazione da lui presieduta (LEGGI), conferirà il pallio agli arcivescovi metropoliti che sono stati nominati a partire dallo scorso 29 giugno. Ci saranno altri due pastori italiani oltre all’arcivescovo di Lecce: il pallio sarà consegnato anche a mons. Antonio D’Angelo, arcivescovo dell’Aquila e a mons. Saverio Cannistrà, arcivescovo di Pisa.
Non è stato ancora diffuso l’elenco ufficiale ma, insieme con i tre italiani, ci saranno altri metropoliti provenienti da Asia, America Latina e altre regioni del mondo nominati anch’essi negli ultimi dodici mesi.
La vicenda episcopale dell’arcivescovo D’Angelo, con i dovuti distinguo, è analoga a quella di mons. Panzetta almeno per il servizio di arcivescovo coadiutore. La prima nomina per L’Aquila, infatti, gli è giunta il 14 agosto 2021 da Papa Francesco che lo ha scelto come vescovo titolare di Cerenza e vescovo ausiliare dell’Aquila. Il 12 settembre seguente ha ricevuto l’ordinazione episcopale, nella basilica di Santa Maria di Collemaggio all’Aquila, dal card. Giuseppe Petrocchi.
Due anni dopo, il 19 agosto 2023, lo stesso Pontefice lo ha nominato arcivescovo coadiutore dell’Aquila. Il 1º agosto 2024, avendo il Papa accolto la rinuncia per raggiunti limiti di età del card. Petrocchi, gli è succeduto alla medesima sede.
Una qualche vicinanza la si può scorgere anche tra mons. Panzetta e il metropolita di Pisa. Se non per altro per le origini calabresi di Cannistrà che è nato 67 anni fa a Catanzaro: prima di essere trasferito a Lecce, infatti, l’attuale arcivescovo del capoluogo salentino ha svolto per cinque anni il suo primo ministero episcopale proprio in Calabria, nella chiesa di Crotone-Santa Severina.
Già preposito generale dei Carmelitani Scalzi, il 6 febbraio scorso, Papa Francesco ha nominato Padre Cannistrà, arcivescovo metropolita di Pisa succedendo all’arcivescovo Giovanni Paolo Benotto, dimessosi per raggiunti limiti d’età. L’11 maggio scorso ha ricevuto l’ordinazione episcopale, nella cattedrale di Santa Maria Assunta in Pisa, dall’arcivescovo Benotto e durante la stessa celebrazione ha preso possesso dell’arcidiocesi. Dal 1092, l’arcivescovo di Pisa si fregia del titolo, attualmente puramente onorifico, di primate di Sardegna e Corsica.
Con l’imposizione del pallio l’arcivescovo Panzetta, mons. D’Angelo e mons. Cannistrà (con gli altri confratelli metropoliti) riceveranno un segno visibile della comunione con il Successore di Pietro, ma anche della corresponsabilità pastorale che li lega alle diocesi suffraganee delle rispettive province ecclesiastiche: Brindisi-Ostuni, Nardò-Gallipoli e Ugento-Santa Maria di Leuca per il pastore leccese; Avezzano e Sulmona-Valva per il presule abruzzese; Livorno, Massa Carrara–Pontremoli, Pescia e Volterra per il vescovo toscano.
Ricevere il pallio nella basilica vaticana, dalle mani del Pontefice, è per un arcivescovo metropolita un segno di mandato e di missione. “Non è solo un riconoscimento liturgico, ma un invito a vivere l’episcopato con spirito di servizio, unità e offerta. In tempi in cui i simboli rischiano di essere svuotati di senso, il gesto di Papa Leone XIV assume una forza rinnovata: è un richiamo alla responsabilità, alla comunione ecclesiale e alla fedeltà al Vangelo”.
Per l’arcivescovo Angelo Raffaele Panzetta e per la Chiesa di Lecce, il 29 giugno 2025 sarà una giornata di gioia, di preghiera e di speranza. Una giornata da consegnare alla storia qualche riga più sotto di quanto già scritto dai predecessori di mons. Panzetta – Francesco Minerva, Michele Mincuzzi, Cosmo Francesco Ruppi, Domenico Umberto D’Ambrosio e Michele Seccia, giusto per citare i primi cinque arcivescovi metropoliti di Lecce (LEGGI) -. Un segno tangibile che la tradizione è ancora oggi una sorgente viva per il presente della Chiesa.






