Beatissimo Padre,
al termine della celebrazione eucaristica, vissuta in questo meraviglioso affaccio sul porto di Molfetta, la gioia che pervade i nostri cuori e splende sui nostri volti esprime, ancor più delle parole, i sentimenti di filiale affetto e di sincera gratitudine per il magnifico dono della Sua presenza in mezzo a noi. Vorremmo abbracciarLa e dirLe coralmente: Grazie, Santo Padre.
Grazie, Santo Padre, per averci concesso questa graditissima visita nella quale vediamo, ancora una volta, il segno della Sua attenzione per la nostra terra di Puglia e, in particolare, per la Diocesi di Molfetta – Ruvo – Giovinazzo – Terlizzi, Diocesi guidata, per poco più di un decennio, dal Servo di Dio don Tonino Bello che, in piena sintonia con Lei, ha coltivato il sogno di una Chiesa povera e per i poveri.
Se oggi don Tonino fosse con noi, avrebbe appena un anno in più di Lei, Santo Padre, e come sarebbe felice di ascoltarla e di vedere tradotto, nei suoi gesti, il discorso sulla «Chiesa del grembiule».
Venticinque anni fa, proprio in questo giorno, calava sulla nostra città un velo di profonda mestizia per la prematura morte del pastore da tutti amato, stimato e ammirato. Per le strade c’era un grandesilenzio. Tutti erano in preghiera per accompagnare il trapasso del Vescovo che profumava di popoloe che veniva acclamato già santo.
Oggi l’atmosfera è diversa. Si respira aria di esultanza perché sentiamo che don Tonino è vicino a noie con noi glorifica il Cristo buon Pastore, che egli – ne siamo certi – ormai contempla direttamente. Don Tonino non ci ha mai lasciati. Egli, che era per tutti il santo «della porta accanto» (GE 7), ora è più che mai vivo nel cuore della nostra gente. Un segno della sua presenza è in ogni casa, nelle parrocchie e negli ospedali, nei bar e nei luoghi di lavoro, perfino nelle strade delle nostre città. Come se il tempo non fosse passato continuiamo a sentire la forza delle sue parole, l’empito dei suoi messaggi, l’efficacia dei suoi discorsi, la profezia della sua testimonianza e, soprattutto, percepiamo la sua intercessione dal cielo per questa Chiesa che ha tanto amato e per la quale ha voluto offrire la propria vita.
Padre Santo, la sua è la prima visita di un Pontefice nella nostra terra, nota per le preziose testimonianze della tradizione cristiana, per la bellezza degli scorci naturali e per la presenza di gente dal cuore grande.
È una terra che si ritiene benedetta da Dio perché vanta da circa un secolo la presenza del Pontificio Seminario Regionale, dove tanti santi sacerdoti sono stati formati ai «doveri di grembiule» (cf S5, p.45). Ancora oggi, nonostante la crisi vocazionale che si avverte in Europa e in alcune parti d’Italia,sono davvero numerosi i presbiteri, sparsi nella Puglia e fuori Regione che, come diceva don Tonino, possono esibire con fierezza quel made in Molfetta sulle sorgenti della loro vocazione e del loro entusiasmo (cf S5, p. 197).
In tempi difficili tanti nostri conterranei sono emigrati in cerca di fortuna, senza mai dimenticare le loro radici. E tante altre persone, attualmente in fuga da condizioni disumane, continuano ad approdare sulle nostre coste nella speranza di andare incontro ad un futuro migliore.
Questa è la terra dei giovani, quelli che sono attivi nelle nostre comunità parrocchiali e nelle nostre scuole, quelli che pur avendo fame di ideali, di significati e di amicizie vere, sono più esposti ai pericoli della superficialità e quelli che sono costretti ad andare lontano alla ricerca di nuove opportunità per concretizzare i propri sogni.
Questa è la terra dei bambini che rappresentano il futuro delle nostre città; degli adulti, molti dei quali brillano per onestà, umiltà e generosità; degli anziani che meriterebbero, come Lei stesso ha proposto, il premio Nobel della saggezza.
Questa è la terra dove tanti ammalati, sull’esempio di don Tonino, con la loro sofferenza tengono spiritualmente in piedi il mondo, nella stessa misura in cui la passione di Gesù sorregge il camminodell’umanità verso il traguardo del Regno (cf S2, p. 391).
Grazie, Padre Santo, per questo incontro e per la parola che ha voluto donarci.
Alla luce della Sua nuova Esortazione Apostolica, Gaudete et exsultate, ci aiuti a non perdere la speranza di essere santi «nelle occupazioni di ogni giorno» (GE 14) e «mediante i piccoli gesti» (GE 16). Al riguardo don Tonino diceva che occorre essere «soprattutto uomini. Fino in fondo. Anzi, fino in cima. Perché essere uomini fino in cima significa essere santi». E da uomo fino in cima, qual era, sempre ci ha spronati ad amare il mondo e la sua storia, a volergli bene, a prenderlo sottobraccio, a
usargli misericordia (cf S2, p. 97).
Durante la visita a una scuola materna un bimbo disse che secondo lui, «il vescovo è quello che fa suonare le campane». Quella semplice definizione piacque particolarmente a don Tonino. «È forse poco teologica – egli scrisse – ma profondamente umana. Sarebbe bello che la gente dicesse di tutti noi che siamo quelli che fanno suonare le campane della gioia di Pasqua, le campane della speranza»
(A. BELLO, Cirenei della gioia, Ed. San Paolo, Cinisello Balsamo 1995, p. 15).
Santo Padre, prima di salutarLa, invochiamo la Sua Benedizione per le nostre città che attraversano un delicato momento sociale; per la nostra gente che ha bisogno della fede come del pane; per la nostra Chiesa perché, sul solco tracciato da don Tonino Bello, possa continuare il suo percorso
Insieme alla sequela di Cristo sul passo degli ultimi.
Ci benedica e ci confermi nel nostro cammino, in questo nuovo tempo, complesso ma pieno di vita e
aperto alla speranza.
Grazie, Padre Santo.