Le feste religiose diventino occasione di evangelizzazione: è quanto ha sottolineato don Mattia Murra, direttore dell’Ufficio liturgico diocesano in una lettera inviata a tutti i presbiteri (LEGGI) su mandato dell’arcivescovo Michele Seccia.
Le feste religiose popolari costituiscono un’espressione viva della fede del popolo santo di Dio e sono un patrimonio prezioso che va custodito, rinnovato e orientato sempre più verso il vangelo e la liturgia.
Osserva don Mattia come “non possiamo limitarci a perpetuare tradizioni, per quanto belle, senza chiederci se esse conducano realmente all’incontro con il Signore Risorto”.
D’altro canto, infatti, Papa Francesco, nella Evangelii Gaudium ha esortato i cristiani, ministri ordinati in modo particolare, a non sottovalutare la pietà popolare che “è una modalità legittima di vivere la fede, un modo di sentirsi parte della Chiesa e un modo di essere missionari; […] a questa realtà c’è bisogno di avvicinarsi con lo sguardo del Buon Pastore, che non cerca di giudicare, ma di amare” (Evangelii Gaudium, 124 e 125).
Nel pensiero ecclesiale, espresso dal direttore dell’Ufficio liturgico, centrale è il ruolo del padre spirituale, come definito dallo Statuto diocesano delle confraternite (cfr. art. 16); egli, infatti, ha il dovere di guidare e vigilare sulla vita spirituale della confraternita, di promuovere la formazione cristiana e liturgica e di garantire l’identità ecclesiale della stessa.
Continua Murra: “spetta a lui guidare, discernere e custodire l’autenticità della pietà popolare, non per limitarla, ma per evangelizzarla, affinché diventi vera via alla santità: egli è chiamato a non sciupare le forme tradizionali, bensì a purificarle e rinvigorirle alla luce del Vangelo, accompagnando i confratelli in un cammino di santità”.
L’Ufficio liturgico diocesano, dunque, ritiene doveroso sottolineare che alcune consuetudini ormai desuete come l’uso della cosiddetta serotina, devono ritenersi superate: questa pratica oggi è ridotta ad un semplice insieme di formule da recitare, slegata dall’autentica devozione e dalla divina liturgia.
È naturale come tutto ciò non nutra adeguatamente la fede del popolo di Dio, dal momento che la vita cristiana esige non solo atti esteriori, ma un vero incontro con il Signore che si potrebbe realizzare durante la preparazione accurata delle singole feste.
Per don Mattia, infatti, è importante incanalare le energie verso “una liturgia curata e partecipata, l’ascolto e la meditazione della Parola di Dio, l’adorazione eucaristica che permetta la preghiera personale e, se possibile, quella comunitaria (non si esponga mai il Santissimo Sacramento solo per la benedizione), un’omelia ben preparata, che aiuti i fedeli a leggere la vita alla luce del Vangelo e dell’esempio dei santi, dei gesti concreti di carità”.
Da ultimo è vivamente raccomandato di evitare la prassi di far presiedere la celebrazione a un sacerdote e far predicare un altro, soprattutto quando i predicatori cambiano ogni giorno, per il fatto che detta usanza, sposterebbe l’attenzione più sull’arte oratoria dei presbiteri coinvolti che sul Mistero celebrato.
È preferibile evitare questo modus agendi e far sì che un unico presbitero – possibilmente il padre spirituale o un altro sacerdote ben preparato – accompagni l’intero triduo o novena, garantendo continuità, coerenza e profondità spirituale.
Conclude don Murra: “a nome dell’arcivescovo, vi ringrazio per il vostro impegno fedele, la vostra dedizione e il vostro amore per le tradizioni della nostra Chiesa: siamo certi che, con l’aiuto dello Spirito Santo e il discernimento del Padre Spirituale, le confraternite potranno continuare ad essere scuole di fede e carità, testimoni del Vangelo nelle nostre città, custodi e rinnovatori di una pietà popolare che parla al cuore del popolo”.






