Si sono conclusi ieri, 24 ottobre, gli esercizi spirituali che un nutrito gruppo di sacerdoti leccesi, guidati dall’arcivescovo Angelo Raffaele Panzetta e con la partecipazione dell’arcivescovo emerito Michele Seccia, hanno vissuto presso l’Oasi “Santi Martiri Idruntini” di Santa Cesarea Terme.

 

 

Da lunedì scorso, infatti, i partecipanti presi per mano dalla bellezza e dalla profondità delle meditazioni dettate dal presule leccese hanno potuto compiere un vero e proprio itinerario di fede e di riscoperta del sacerdozio sulla base di una traccia dal titolo “Un tesoro in vasi di creta. Il ministero dei presbiteri alla luce della 2a Corinti” (VEDI SLIDES SOTTO).

Compagno di viaggio delle cinque giornate è stato l’apostolo Paolo, prototipo del ministro appassionato, dedito al servizio apostolico, innamorato del Signore e del popolo a lui affidato a tal punto da servirsi di Tito, suo compagno, per ricucire il suo rapporto con la comunità di Corinto. Non solo: Paolo ha saputo essere un vangelo vivente oltre che un uomo che nel ministero ha voluto scorgere lo stupore di essere chiamato a stare con il Signore.

Le due meditazioni mattutine quotidiane intervallate da ampi spazi di preghiera personale hanno lasciato il posto alla condivisione pomeridiana, tempo propizio per ogni presbitero per far risuonare la ricchezza della Parola che aveva trovato accoglienza nel cuore dei presenti. 

Al termine dell’ultima giornata alla quale l’arcivescovo Panzetta ha invitato anche il resto del presbiterio leccese, il pastore ha voluto evidenziare la bellezza di queste giornate unita alla preziosità del clima di preghiera registrato.

Così Panzetta: “Al termine di questa esperienza ringrazio quanti si sono coinvolti in questa fatica spirituale – perché gli esercizi spirituali sono un tempo di grazia ma anche di fatica -. Ringrazio tutti per il clima serio che abbiamo conservato e prego che tutto quanto l’apostolo Paolo ci ha insegnato in questo tempo ci consenta di recuperare lo stupore vocazionale che forse abbiamo smarrito, che vogliamo accrescere o che ci caratterizza e che diventa essenziale in ordine ad un ministero che dobbiamo imparare a vivere e a proteggere. L’auspicio, dunque, è che possiamo diventare preti più entusiasti e sempre più incamminati verso una misura alta del nostro ministero”.

Dopo il pranzo fraterno, i presenti sono ritornati alle loro fatiche pastorali, lieti di aver vissuto, in questi giorni, l’esperienza trasfigurante del Tabor per la bellezza dell’essersi messi di fronte al Maestro Gesù per lasciarsi convertire e stupire, meravigliare e mettersi in discussione.

 

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