Una festa della lode e del ringraziamento intorno all’altare del Signore nella chiesa di San Pio da Pietrelcina, ieri sera, a San Giovanni Rotondo per i sessant’anni di sacerdozio dell’arcivescovo emerito di Lecce, Domenico Umberto D’Ambrosio (GUARDA DAL MINUTO 34).
Attorniato dalla comunità diocesana di origine di Manfredonia-Vieste-San Giovanni Rotondo – che D’Ambrosio ha guidato dal 2003 al 2009 – con il suo pastore, l’arcivescovo Franco Moscone ma anche da alcune rappresentanze delle altre diocesi che ha servito, Termoli-Larino, Foggia-Bovino e Lecce da dove sono giunti l’arcivescovo emerito Michele Seccia, suo successore alla guida della diocesi metropolitana salentina nel 2017, e un nutrito gruppo di sacerdoti: mons. Pierino Liquori, mons. Vincenzo Marinaci, don Antonio Bruno, don Alberto Taurino, don Federico Andriani, don Andrea Gelardo, don Francesco Morelli e don Andrea Zonno. Assente l’arcivescovo Angelo Raffaele Panzetta per un improvviso lutto familiare.
Hanno concelebrato anche mons. Franco Moscone arcivescovo di Manfredonia-Vieste-San Giovanni Rotondo che ha rivolto a mons. D’Ambrosio l’indirizzo di saluto all’inizi della messa, mons. Antonio D’Angelo, arcivescovo metropolita de L’Aquila, mons. Fernando Filograna, vescovo di Nardò-Gallipoli e mons. Fabio Ciollaro, vescovo di Cerignola-Ascoli Satriano.
Intensa e profonda l’omelia (IL TESTO INTEGRALE) dell’arcivescovo D’Ambrosio. “In questi sessant’anni di vita sacerdotale – così ha aperto il commento alla Parola di Dio della XVI domenica del tempo ordinario – sono due i sentimenti che prorompono dal mio cuore, il sentimento di grazia, lode, benedizione che continuamente innalzo al Dio altissimo. Ma soprattutto l’invocazione di misericordia e di perdono, perché il dono di grazia ricevuto molto spesso non è stato da me accolto, vissuto e testimoniato nella fedeltà piena, sicura, generosa e radicale”.
E ancora: “Ringrazio il Signore che mi sta facendo dono di ampi tempi supplementari nella partita della vita, tempi santi e benedetti da non sciupare, tempi nei quali devo continuare a scegliere la parte migliore e mettermi come Maria ai piedi del Signore per ascoltare la sua Parola che mi fa dono della parte migliore. […] Ascoltare la Parola del Signore è la condizione perché il servizio e la diaconia non diventino uno sterile agitarsi a vuoto, magari per il bisogno di auto gratificarsi. L’unica cosa che conta è il rapporto personale, attento e fedele con il Signore che anticipa fin d’ora la piena e definitiva condotta divina”.
“Vivo il mio sacerdozio – ha proseguito l’arcivescovo emerito di Lecce – nel luogo in cui ci sono quelli che San Giovanni Paolo II, la sera del 23 maggio 1987, definì i due poli della vita di San Pio: ‘Non furono forse l’altare e il confessionale i due poli della sua vita’. Ora sta qui l’attuale unicum del mio ministero sacerdotale, grato ai confratelli di Padre Pio che mi hanno accolto per la celebrazione quotidiana dell’Eucaristia e il ministero delle confessioni”.
Infine il ricordo e la gratitudine per le diocesi che ha guidato da vescovo: “Posso dimenticare i nove anni del mio episcopato a Termoli-Larino e poi il ritorno in regione come arcivescovo metropolita di Foggia-Bovino per meno di quattro anni e riprendere la mia ‘36 ore’ (era la mia borsa per questi vari trasferimenti) per correre solo a 40 km da Foggia a Manfredonia come arcivescovo di Manfredonia-Vieste-San Giovanni Rotondo e delegato della Santa Sede per le opere di San Pio da Pietrelcina, nella Chiesa che è mia madre sono tornato dunque ad esercitare il ministero sacro? Posso dimenticare in quegli anni il servizio alle opere di San Pio Pietralcina e i gruppi di preghiera di Padre Pio? E infine, dopo tanto camminare, giungere – da arameo errante – a Lecce, l’ultima bella, grande, e indimenticata avventura che ha lasciato il segno”.
Infine, un pensiero ai sacerdoti: “Cari fratelli presbiteri, nei molti e lunghi anni del mio servizio episcopale, siete stati i miei ottimi compagni di viaggio. Ho toccato dal vivo la vostra generosa ed entusiasta dedizione a Cristo e ai fratelli, e l’affetto con cui mi avete accompagnato nel mio santo peregrinare”.
In ultimo, la richiesta di preghiera per l’ultimo tratto della sua vita sacerdotale: “Pregate per me perché il mio tempo si è fatto breve. Incomincio ad avvertire, e lo notate soprattutto questa sera, la pesantezza dei miei passi, ma non mi fermo perché devo andare ad incontrare il Signore per tutti voi. Fratelli e sorelle, il mio bacio santo”.
La santa messa è proseguita fino al Magnificat e alla bella sorpresa finale: il messaggio augurale del Patriarca ecumenico di Costantinopoli, Bartolomeo I.






